Il romanzo storico è un genere letterario che, può sembrar strano, è relativamente recente, visto che generalmente si fa risalire alla prima metà dell’Ottocento. Prima non vi era mai stato un reale interesse a ricostruire fatti storici per motivi narrativi, bensì esclusivamente per scopi accademici.
Nel romanzo storico si affiancano dunque fatti realmente avvenuti e documentati ad eventi del tutto fittizi. Di solito la Storia con la S maiuscola fa da sfondo alla storia, l’intreccio, che è il reale tema del libro in questione. Un buon romanzo storico si distingue perché riesce a dare profondità non solo ai personaggi, ma anche alla fedeltà descrittiva dell’epoca che racconta: gli usi, i costumi, le atmosfere. L’autore ideale di un romanzo storico non ha vissuto l’epoca, ma ha dovuto documentarsi per raccontarla; non modernizza la psicologia e la società, ma la narra come realmente era.
In questa selezione ho raccolto i romanzi storici più significativi della storia della letteratura. Per questo motivo non troverete autori e opere più recenti, e che magari vi aspettavate di vedere in lista. Solo la prova del tempo ci dirà se si tratta di “classici”, come invece questi presenti indubbiamente sono.
Walter Scott, Ivanhoe (1819) – Walter Scott viene considerato da tutti come il “padre” del genere. Sebbene il primo suo libro ad essere considerato come un romanzo storico sia Waverley (1814), Ivanhoe è decisamente il più celebre e celebrato. Ambientato verso la fine del regno di Riccardo I (il famoso “Cuor di Leone”), narra le vicende del casato degli Ivanhoe, in particolare Wilhelm e il padre Cedric, fanatico sassone contrario all’integrazione con il casato normanno del Re. Il contrasto tra padre e figlio culminerà nella volontà del secondo di sposare la sorella adottiva Rowena, promessa da Cedric a un reale sassone.
Alessandro Manzoni, I promessi sposi (1840) – Il maggior esempio nostrano (e non solo) di romanzo storico. Cos’altro c’è bisogno di dire su I promessi sposi, uno dei testi obbligatori della scuola italiana? Forse è proprio l’obbligatorietà ad averli resi indigesti a molti, nonostante si tratti di un’opera straordinaria della letteratura mondiale. Il lavoro del Manzoni nel riprodurre ambientazione e linguaggio parlato del Seicento fu certosino, il tema della Provvidenza appassionante. Una pietra miliare della letteratura e (soprattutto) della lingua italiana.
Alexandre Dumas (padre), I tre moschettieri (1844) – L’approccio iniziale della Francia al romanzo storico sfociò nei cosiddetti romanzi d’appendice (feuilleton), opere che uscivano ad episodi su giornali e riviste, e che per questo motivo dovevano contenere sempre elementi di attrazione e interesse per il lettore, colpi di scena, momenti memorabili. Ambientato all’epoca di Luigi XIII, I tre moschettieri ha in realtà come protagonista centrale il campagnolo D’Artagnan, abile di spada, che si reca a Parigi per farsi ammettere nel corpo speciale del Re, quello dei moschettieri appunto. Dopo un iniziale scontro, farà amicizia con i migliori, Porthos, Athos e Aramis, si scontrerà con la infida Milady e con il potente Cardinale Richelieu. Le vicende, tradotte in decine di film e cartoni animati, sono piuttosto note a tutti. Potrebbe essere la volta buona, però, per leggere il romanzo originale.
Nathaniel Hawthorne, La lettera scarlatta (1850) – Anche la letteratura americana, così moderna, così scarna di un background storico degno di quella europea, ha dato un contributo rilevante al genere. La lettera scarlatta è un impietoso ritratto dell’America puritana del Seicento, dove una donna è costretta a portare sui vestiti il marchio della vergogna, come pena per essere stata adultera e aver generato una figlia dal peccato. Considerata come una delle prime opere letterarie propriamente “americane”, il romanzo di Hawthorne è molto più di un pruriginoso triangolo d’amore, e affronta in maniera brillante temi profondi come la grazia, la legalità e la colpa.
Victor Hugo, I miserabili (1862) – Se Dumas si era concentrato più sul lato avventuriero (e “leggero”) delle vicende storiche, Hugo scelse di ambientare il suo romanzo I miserabili in un periodo difficilissimo per la Francia (la restaurazione post-napoleonica), e di incentrarlo sulle condizioni della povera gente, con una disanima sociale ancor più puntuale e approfondita rispetto a Manzoni. Narrando le vicende del miserabile Jean Valjean e della figlioccia Cosette, l’autore realizzò il suo capolavoro andando a parlare della giustizia sociale in un periodo in cui i valori rivoluzionari di libertà erano stati tutti, frettolosamente, sepolti.
Lev Tolstoj, Guerra e Pace (1869) – Forse il romanzo storico per eccellenza, e non solo per quanto riguarda la letteratura russa. Guerra e Pace è ambientato durante la campagna napoleonica nella terra degli Zar, e narra le vicende di due famiglie, i Bolkonskij e i Rostov, in un ampio affresco della nobiltà russa dell’Ottocento. Da molti considerato come il più grande romanzo di sempre, un esempio insuperato di epica moderna, Guerra e Pace infranse molte delle regole non scritte riguardanti il romanzo storico, e resta un capolavoro assoluto e una pietra miliare di riferimento per qualsiasi altra opera.
Thomas Mann, I Buddenbrook (1901) – Può una saga famigliare essere annoverata tra i romanzi storici? Sì, se è il pretesto per raccontare un’epoca intera. I Buddenbrook fu il primo romanzo scritto da Thomas Mann, e il motivo principale per cui l’Accademia di Svezia gli consegnò il Nobel per la Letteratura, nel 1929. Il romanzo narra la decadenza di una notabile famiglia di commercianti borghesi di Lubecca, attraverso quattro generazioni, che accompagnano la trasformazione del territorio tedesco da un insieme di federazioni in un impero.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo (1958) – Forse il più noto “caso letterario” di sempre, grazie anche all’eco internazionale garantitogli dalla riduzione cinematografica firmata da Luchino Visconti, con Burt Lancaster e Claudia Cardinale. Ambientato nella Sicilia risorgimentale, Il Gattopardo è l’impietoso ritratto di un popolo immutabile nell’atteggiamento e nel carattere, anche da eventi epocali come l’annessione al neonato Regno d’Italia.
Umberto Eco, Il nome della rosa (1980) – Si può scrivere un romanzo storico medievale alla stregua di un giallo deduttivo, essendo un noto semiologo di fama mondiale? Ebbene sì, e Il nome della rosa è stato realmente un successo internazionale, grazie anche alla trasposizione cinematografica con Sean Connery. Le investigazioni di Guglielmo da Baskerville e del fido assistente Adso de Melk s’intrecciano in un’opera a metà tra la giallistica più canonica e un saggio di filosofia cristiana.
Maria Bellonci, Rinascimento privato (1986) – Come una signora del salotto culturale italiano viene raccontata da un’altra signora del salotto culturale, a distanza di quattro secoli? La Bellonci si immagina il personaggio di un prete inglese che si scambia delle epistole con Isabella d’Este, duchessa di Mantova e straordinaria mecenate rinascimentale. Rinascimento privato è il capolavoro di una vita, premiato postumo con il Premio Strega, che proprio lei, con i suoi “amici della domenica”, aveva contribuito a istituire.