Intolerance
Scheda del Film
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Recensione
Intolerance, diretto da D.W. Griffith, è una delle opere più ambiziose e visionarie della storia del cinema muto. Realizzato nel 1916 come risposta alle critiche di razzismo mosse contro il controverso The Birth of a Nation (1915), questo film epico intreccia quattro storie ambientate in epoche diverse, unite dal tema universale dell’intolleranza umana. Il risultato è un’opera monumentale che, pur avendo suscitato reazioni contrastanti al momento della sua uscita, si è imposta come un caposaldo del linguaggio cinematografico e una dimostrazione delle potenzialità artistiche del mezzo.
L’elemento più distintivo di Intolerance è la sua struttura narrativa innovativa, che intreccia quattro linee temporali:
- Il presente moderno (1914): la storia di una giovane coppia separata dalle difficoltà economiche e dalle ingiustizie sociali.
- L’epoca di Cristo: gli eventi che portano alla Crocifissione, simbolo dell’intolleranza religiosa.
- La caduta di Babilonia (539 a.C.): una storia grandiosa di tradimenti e conflitti, culminante nella conquista della città da parte dei Persiani.
- La Francia del XVI secolo: il massacro della notte di San Bartolomeo, che mette in scena le conseguenze dell’intolleranza religiosa tra cattolici e ugonotti.
Queste storie, montate in parallelo e connesse dal leitmotiv della “Mano che culla la culla”, incarnata da Lillian Gish, avanzano verso i loro rispettivi climax in un crescendo emotivo e visivo. Griffith rompe le convenzioni narrative del suo tempo, utilizzando il montaggio parallelo non solo per creare suspense, ma per suggerire un legame tematico profondo tra epoche e culture.
La portata visiva di Intolerance è sbalorditiva. La sequenza ambientata nella Babilonia antica è particolarmente impressionante: Griffith costruì set colossali, tra cui le celebri mura di Babilonia con i loro elefanti decorativi, che rappresentano uno dei più grandi traguardi scenografici del cinema muto. Le masse di comparse, i costumi elaborati e le coreografie delle battaglie creano un senso di scala raramente eguagliato, nemmeno nei blockbuster contemporanei.
La regia di Griffith è altrettanto audace. Oltre al montaggio parallelo, il film utilizza movimenti di macchina innovativi, inquadrature che spaziano dai dettagli intimi ai panorami epici, e una fotografia espressiva che accentua il dramma di ciascuna storia. La sua attenzione ai dettagli storici e visivi conferisce autenticità e profondità al racconto, pur riflettendo occasionalmente l’estetica melodrammatica tipica dell’epoca.
Griffith concepì Intolerance come una denuncia delle ingiustizie umane, un’opera morale che esplora come l’intolleranza abbia devastato l’umanità attraverso i secoli. Tuttavia, il messaggio del film è allo stesso tempo universale e ambiguo: Griffith condanna l’intolleranza in tutte le sue forme, ma non fornisce soluzioni, limitandosi a rappresentare le sue conseguenze distruttive.
Questo approccio rende Intolerance più una meditazione sull’umanità che un’opera di propaganda o un manifesto politico. Tuttavia, non manca di riflessioni pungenti sulla società contemporanea: la sezione moderna critica le disparità economiche, la corruzione politica e l’oppressione delle classi lavoratrici, temi che lo rendono ancora oggi rilevante.
Nonostante le sue ambizioni, Intolerance non ottenne il successo commerciale sperato. La sua complessità narrativa e la durata (oltre tre ore) lo resero poco accessibile al grande pubblico dell’epoca. Tuttavia, con il passare del tempo, è stato rivalutato come uno dei film più importanti della storia del cinema, un’opera che ha influenzato generazioni di registi, da Sergej Ėjzenštejn a Orson Welles.
Va notato, però, che l’opera non può essere separata dal contesto biografico di Griffith. Sebbene Intolerance sembri essere una risposta alle critiche ricevute per The Birth of a Nation, molti vedono in essa un tentativo di riabilitare la sua immagine più che una vera e propria autocritica. Questo aspetto lascia spazio a interpretazioni contrastanti sul significato e le motivazioni del film.