La vera storia di Greville Wynne, un uomo d'affari britannico involontariamente coinvolto in uno dei più grandi conflitti internazionali della storia. Formando un'improbabile alleanza con un ufficiale sovietico nella speranza di prevenire uno scontro nucleare, Wynne lavorerà insieme a lui per porre fine alla crisi dei missili cubani.
"The Courier" (per una volta una traduzione italiana evita l'omonimia con numerosi altri film) è pienamente immerso nel genere dello spionaggio e dei tropi che spesso vengono impiegati. Un paragone calzante è quello con "Il ponte delle spie". Entrambi i film sono basati su eventi reali e hanno spie russe, agenti imprigionati e uno scambio tra la Russia e l'Occidente. Qui, però, lo scambio non è parte integrante della storia principale, e la spia russa lavora per l'MI6 e la CIA. Come nel film di Spielberg, il focus della pellicola è una riflessione sul costo individuale di fare qualcosa non per guadagno personale ma per il bene comune.
Il regista Dominic Cooke e lo sceneggiatore Tom O'Connor raccontano la storia, basata su eventi veri, di Greville Wynne (Benedict Cumberbatch). Wynne era un uomo d'affari britannico che, dal 1960 al 1962, ha contrabbandato migliaia di informazioni fuori dalla Russia prima di essere catturato, imprigionato e torturato per due anni dal KGB. Ad assisterlo nel suo ruolo di "corriere" c'era Oleg Penkovsky (Merab Ninidze), un agente russo molto più esperto. Wynne viene reclutato da Dickie Franks (Angus Wright) dell'MI6 che, insieme all'agente della CIA Emily Donovan (Rachel Brosnahan), lo convince a incontrare Penkovsky, perché qualsiasi informazione aiuterà il presidente Kennedy durante la crisi missilistica cubana. Lei gli assicura che sarà al sicuro. Inizialmente, Wynne rifiuta perché l'intera idea gli sembra assurda. Non ha una formazione sul campo. Inoltre, è un padre di famiglia con un precoce figlioletto, Andrew (Keir Hills) e una moglie amorevole e indulgente, Sheila (Jessie Buckley), che in passato gli ha già perdonato qualche scappatella.
"The Courier" fa capire che il lavoro di Wynne di "rendere felici i clienti" necessita delle stesse qualità di attore fondamentali per essere una spia: sta interpretando un ruolo che gli impone di nascondere i suoi veri sentimenti e di presentare un ruolo specifico, attentamente calibrato, visivamente imperturbabile. Penkovsky lo rassicura che sta gestendo bene il lavoro. Mentre i due uomini trascorrono più tempo insieme, le loro guardie si abbassano e i due diventano amici intimi. Cumberbatch e Ninidze fanno un ottimo lavoro nel trasmettere il loro nuovo legame, che aiuta lo spettatore a ingoiare l'incredibile decisione che mette in moto la seconda metà del film.
La prima ora, che si concentra sui rapporti umani, funziona meglio della seconda parte molto legata alla prigionia. C'è una dinamica dolce e realistica tra Sheila e Greville. Jessie Buckley offre un'eccellente interpretazione con il giusto tocco di perplessità e forza. La sua scena migliore è quando realizza la vera natura della segretezza del marito e come potrebbe non avere mai la possibilità di dirgli che è dispiaciuta per non essersi fidata di lui.
Una volta che i due uomini vengono catturati, il film perde vigore isolando il suo personaggio principale in scene violente di prigionia che abbiamo visto infinite volte prima. Quelle sequenze culminano in una riunione in cella di prigione tra Penkovsky e Wynne che è memorabile ed empatica. Sebbene non ci sia nulla di nuovo "The Courier" rimane a galla grazie alla recitazione di Buckley, Cumberbatch e Ninidze. Sfortunatamente, la prestazione di Rachel Brosnahan è piatta. Il suo personaggio appare completamente fuori posto qui, come se la Donovan fosse il tocco "made in USA" in una storia molto britannica. La sua unica grande scena, in cui cerca di terrorizzare Wynne descrivendo i quattro minuti che avrebbe se un'atomica fosse lanciata verso Londra, non è convincente e non ha l'effetto psicologico inverso che il film pensa che abbia.
L’ombra delle spie
Il Verdetto
"L'Ombra delle spie" è un film molto canonico per il genere, salvato dalla buona performance del cast.