Palombella Rossa
Scheda del Film
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Recensione
«Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!»
Primo titolo morettiano prodotto dalla neonata Sacher Film, Palombella Rossa è un “film della crisi”, che non a caso chiude la tetralogia dedicata all’alter-ego Michele Apicella. La seconda metà degli anni Ottanta aveva visto la caduta della Cortina di Ferro e un Partito Comunista Italiano che, perso un leader carismatico come Enrico Berlinguer, si trovava nello scomodo ruolo di promulgatore di un’ideologia definitivamente “perdente” all’interno di un Paese capitalista e all’interno del perimetro NATO.
Moretti interpreta il momento facendo perdere la memoria al suo personaggio, e conducendolo in una ricerca identitaria declinata nel recupero e nella rielaborazione dei ricordi. Il piano filmico è scomposto su molteplici livelli allegorici, che riguardano un’interminabile partita di pallanuoto (sport d’elezione morettiana e metafora del logorio della vita) e interventi randomici di svariati personaggi che “prendono di petto” il confuso dirigente di partito Apicella. Ci sono i rappresentanti dell’estrema sinistra terzomondista, il tizio della sinistra democristiana, il sindacalista di vecchia data. Tutti vogliono interfacciarsi con Michele, tutti vogliono diventare interlocutori e influenzare la direzione del Partito. La Storia ci dirà che saranno proprio i cattolici di sinistra a diventare interlocutori privilegiati dei “vecchi comunisti”, una congiuntura che Moretti ha sempre visto con poco favore, rappresentato in scena da una serie di vigorosi spintoni.
Palombella rossa è fortunatamente interpretabile anche in una declinazione più moderna e meno legata alla sua data di uscita. Il personaggio di Michele Apicella è un uomo in crisi d’identità in una società che non riconosce più, che viaggia troppo veloce e usa termini stranieri che infangano la lingua e semplificano i concetti (da qui la famosa battuta sulle “parole importanti”). Dopo questo film Moretti prenderà sempre più le distanze dalla politica, ad eccezione di sparuti interventi movimentisti (come i famosi “girotondi”). Non sono pertanto casuali né i continui rimandi al film de Il Dottor Zivago (da sempre opera accusata di promuovere un modello di vita “apolitico” e sicuramente non allineato con il Partito comunista russo), né l’inserimento di alcuni spezzoni de La sconfitta (1973), un corto giovanile di Moretti girato in Super 8 che racconta di un gruppo di giovani studenti attivisti che finisce progressivamente per abbandonare la politica, sopraffatti dalla lotta operaia e armata.