4 Gennaio 2024

Raffa

Raffa
Showrunner:
Stagioni:
1
Episodi:
3
Durata media episodi:
60

Sinossi: Simbolo di libertà, regina della TV e icona LGBTQ+: Raffaella Carrà è un mito che supera ogni barriera, un’artista amata incondizionatamente dal pubblico internazionale per oltre 50 anni. Eppure Raffaella è un mistero di cui nessuno possiede la chiave. Gelosissima del suo privato, era una donna che lottava per affermarsi in un mondo di uomini, che ha amato e sofferto come tutte. La docuserie ripercorre la sua vita pubblica e privata, a partire dall’infanzia in Romagna segnata dall’abbandono del padre, il flirt “da copertina” con Frank Sinatra, i grandi amori, il rimpianto per una maternità mancata, crisi e rinascite. Tutto raccontato attraverso le sue immagini più iconiche e quelle del suo archivio privato in esclusiva insieme a testimonianze inedite di chi l’ha conosciuta davvero.

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Recensione

Quando si terminano i tre episodi di Raffa, docu-serie di Daniele Luchetti, si resta con un senso di irrisolutezza che fa pensare “Già finito?”. Si tratta di una reazione spontanea e comprensibile, soprattutto se si analizza la suddivisione stessa del progetto: una puntata dedicata a infanzia e ascesa (dalla danza alla televisione, passando per il cinema), una puntata dedicata al successo estero (Spagna e Sudamerica, soprattutto), per me la più interessante perché non ne sapevo proprio nulla, una puntata dedicata al ritorno in Italia, gli Anni Ottanta e Novanta. E i restanti vent’anni di vita?

Ci sono vari “salti” biografici in Raffa, non so se dettati dall’assenza di materiale (interessante) o se da vincoli dettati dalla famiglia (presente anche in video nella persona del nipote). Quel che temo è che anche con sei o otto puntate, il senso di irrisolutezza non sarebbe stato fugato. Il “mistero” di Raffaella Carrà sarebbe rimasto tale. Ho apprezzato il taglio per nulla agiografico dato al racconto di questa straordinaria carriera. La “tesi” è molto semplice: c’era il personaggio pubblico e c’era il personaggio privato, c’era una Raffaella Carrà, la diva che dava tutta se stessa ai suoi spettatori, e c’era una Raffaella Pelloni, tosta e al tempo stesso fragile e riservata donna romagnola.

Questo dualismo tra pubblico e privato restò irrisolto probabilmente anche per la stessa Raffaella, che gestiva persino i suoi amori più importanti (Gianni Boncompagni e Sergio Japino) quasi come fossero relazioni professionali, e che non informò letteralmente nessuno del suo stato di malata terminale. La sua era una personalità fortemente segnata dalla precoce alienazione paterna; se Raffaella replicò la stessa rigidità nei rapporti che la madre Iris soleva instaurare, la showgirl finì anche per surrogare, inconsciamente o meno, la figura paternale. Ho apprezzato l’onestà della serie anche quando, pur in una declinazione generale di “donna libera”, canonico quando si pensa alla Carrà, non ha celato il fatto che la scelta di non avere figli non sia stata tale, quanto probabilmente forzata dall’impossibilità di averne.

La serie è arricchita da un archivio notevole di sequenze di trasmissioni RAI, Mediaset, estere, e da alcune foto e filmati privati. Non tutti gli “ospiti” scelti portano valore al racconto (penso soprattutto a Tiziano Ferro e Nik Cerioni), e le (per fortuna brevi) sequenze di fiction girate “ad hoc” sembrano abbastanza gratuite e inutili.

Trailer

Raffa
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Il Verdetto
"Raffa" è una docu-serie di alto livello produttivo, che racconta decenni di costume e società italiana attraverso la biografia della sua più importante diva.
Il parere dei lettori0 Voti
0
7.5

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