Genere: Sci-Fi & Fantasy|Action & Adventure
Showrunner: Eric Kripke
Cast: Karl Urban, Jack Quaid, Anthony Starr, Erin Moriarty, Dominique McElligott, Giancarlo Esposito.
Stagioni: 4
Episodi: 26
Durata media: 60 minuti
Sinossi: The Boys è un anti-superhero drama, basato sull’omonimo fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson, prodotto da Seth Rogen ed Evan Goldberg per Prime Video di Amazon. L’irriverente serie, creata da Eric Kripke (Supernatural), segue l’idea secondo la quale i supereroi non possano essere tutti buoni e di nobili intenzioni. Cosa succederebbe, dunque, se usassero i propri poteri e il proprio status per corrompere le autorità, scendere a patti con aziende di poco rispetto o perpetrare abusi di ogni tipo? Servirebbe qualcuno per tenerli a bada. Ed è qui che entrano in gioco i Boys, un gruppo di guardiani riunitisi per contrastare i Seven, i sette supereroi pagati dall’agenzia multimiliardaria Vought International.
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Recensione
Il 2019 è l’anno dell’effettiva maturità della narrazione superoistica? Così sembrerebbe, se è vero che le varie piattaforme hanno rilasciato, a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, opere come The Umbrella Academy (Netflix), Watchmen (HBO), Doom Patrol e questo The Boys (entrambe targate Amazon Prime Video).
I supereroi piacciono, ma essere diventati mainstream comporta un allargamento dei gusti dell’audience, a comprendere fette più “scafate” di spettatori a cui non possono bastare le pirotecniche e divertenti avventure del Marvel Cinematic Universe, fin troppo assolutorie e all’acqua di rose nel trattare, anche di striscio, tematiche politiche o che vadano oltre l’annoso dilemma su chi possa essere degno di sollevare Mjollnir (il martello di Thor).
Di tutte le produzioni sopracitate, The Boys è quella che va più nella direzione estrema, e dissacratoria, di una demistificazione dei supereroi. Tratta dall’omonimo fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson, narra di una multinazionale (la Vought) che gestisce i supereroi, vere star mediatiche e dai comportamenti non sempre irreprensibili, e di un gruppo di mercenari (i Boys del titolo) che si occupano di “punire” e far rigare dritto i “super” che sgarrano.
Questa sintesi non rende ovviamente giustizia alla serie (guardatela!), ma fa intuire come The Boys si distanzi da qualsiasi narrazione supereroistica “classica”. Non ci sono punti di riferimento: i presunti “buoni” non lo sono così tanto, non sono cattivi in senso stretto, più che altro appaiono come egoisti, capricciosi e autoreferenziali. D’altro canto, anche questo gruppo di outsiders non ha proprio la fedina pulita, bene o male agiscono tutti per vendetta personale contro i “super” o la Vought. L’unico personaggio che, finora, sembra sfuggire a questo dualismo è Starlight (Erin Moriarty), la new-entry del gruppo dei Sette (i Super più fighi del pianeta). Il suo approccio idealista alla missione dei supereroi, e lo scontro con l’amara e poco virtuosa realtà, sono un ottimo grimaldello narrativo per costruire l’evoluzione di un personaggio che nasce ingenuo (anche più del MCU) per farsi crescere tanto pelo sullo stomaco.
The Boys è una parodia dissacrante sulla nostra società, che mischia le carte tra Bene e Male, e critica lo scarto continuo tra verità mediatica e reale
The Boys, però, non si limita a mischiare le carte tra Bene e Male, ma offre una parodia dissacrante sulla società di oggi, sullo scarto continuo tra verità mediatica e reale, sull’altare della popolarità a cui sacrificare ogni principio, sul culto dei follower come metrica di successo e sulla continua richiesta dell'”uomo forte” a cui delegare la propria percezione di sicurezza.
Tutto questo senza dimenticare che, seppure irriverente e non convenzionale, stiamo comunque parlando di una serie di supereroi. Quindi non mancano tanta azione, dialoghi brillanti con continue virate verso la black comedy, e l’elemento comico (il personaggio di Abyss). Non tutto è perfetto, ma è comunque un cambio di passo.