Una mattina di pioggia d'ottobre. La professoressa Majello, una donna spenta, senza più entusiasmi, sta preparando l'orario delle lezioni. Tra i tanti colleghi, si distinguono il professor Vivaldi, interamente preso dall'insegnamento, e il vicepreside Sperone, energico e aggressivo. Trascorre un interminabile anno scolastico; ma la frenesia delle ultime interrogazioni e l'angoscia degli scrutini ha allontanato da Vivaldi l'attrazione che ha sempre provato per la Majello.
Quando si parla de La Scuola di Daniele Luchetti, non fatico ad ammettere una sorta di bias cognitivo. L'ho visto al cinema, in una fase della mia vita in cui potevo immedesimarmi appieno alle situazioni del film: ero uno studente del liceo! Ho adorato questo film.
L'ho rivisto da adulto, temendo il peggio. Ed ecco lo sgomento: questa pellicola non è invecchiata di un giorno! E' ancor fresco l'intreccio, la schiettezza divertente delle battute, i temi sullo status del servizio pubblico (il tetto che crolla, l'insoddisfazione rassegnata del corpo insegnante).
Merito anche dei testi ispirati di Domenico Starnone, certo. Ma come altre pellicole simili uscite in quel periodo ci dimostreranno, il merito di Luchetti (e di un cast in formissima) è quello di dosare i generi e i cliché. Si ride e si riflette. La scuola è quello che gli americani chiamano dramedy, e che da noi si definisce come "commedia agrodolce". In ogni caso, è di quelli fatti veramente bene.
La scuola
Il Verdetto
"La scuola" è un ritratto realista ma al tempo stesso surreale della vita d'istituto, e resta probabilmente il miglior film ad aver trattato questa tematica.