Genere:
Showrunner:
Cast:
Stagioni:
2
Episodi:
20
Durata media episodi:
30
Sinossi: Dopo aver divorziato dal marito con cui era stata sposata da 20 anni, Molly Novak deve capire che fare con gli 87 miliardi di dollari che ha avuto con il divorzio. Decide di impegnarsi nuovamente nella sua fondazione e riconnettersi col mondo reale, e lungo il cammino ritrova sé stessa.
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Recensione
Come trascorrono i ricchi le proprie giornate? Sembra questa la domanda che si pongono Alan Yang e Matt Hubbard, gli showrunner di Loot.
La protagonista Molly Wells ha ciò che indica il titolo: miliardi di dollari, centinaia di paia di scarpe, più di dieci ville distribuite in tutto il mondo, un aereo privato, chef di grande fama a capo della sua cucina personale e alcune iniziative che neanche lei sa di avere. Ciò che non ha, soprattutto dopo il divorzio, è sapere come trascorrere il suo tempo. Non ha molte opzioni, dato che la sua occupazione non è mai andata oltre l’essere “la moglie di”, ovvero colei incaricata di gestire l’agenda sociale del marito.
È allora che riceve la chiamata di una delle sue iniziative “a sua insaputa”, una fondazione che aiuta le persone bisognose, che le torna utile per convogliare energie in attività produttive con un impatto diretto sulla “vita reale”. Qualcosa di cui, ovviamente, Molly non è consapevole, anche se si sforza di fingere il contrario: impossibile avere un contatto con la realtà quando per vent’anni la tua vita è stata una serie di lussi, viaggi e comodità.
Quella che segue è una storia potenzialmente accattivante di molteplici apprendimenti. Proprio come Molly troverà nella fondazione una motivazione per andare avanti e distaccarsi dall’ambiente socioculturale in cui si è trasferita, i suoi dipendenti scopriranno che non esiste denaro che possa impedire la sofferenza sentimentale. Anche la severa Sofía (Michaela Jaé Rodriguez), che guarda con sospetto la frivolezza del suo capo, capirà che un po’ di lusso non implica volgarità, mentre agirà come il cicerone di Molly quando entra nel “mondo reale”.
Questi scontri “vita reale vs vita mondana” generano diversi momenti umoristici un po’ altalenanti, come se la serie cercasse il suo tono man mano che procede. Oltre alla meravigliosa Maya Rudolph finalmente in un ruolo da protagonista (anche se finora la sua verve comica viene poco sfruttata), l’altro pilastro dello show sono i dipendenti, che compongono una galleria archetipica di personaggi di serie ambientate negli uffici, da The Office a Parks and Recreation, di cui il creatore, Alan Yang, è stato sceneggiatore. Motivo per cui Loot meritava ancora un po’ di credito, purtroppo gettato nel gabinetto dopo la seconda (scialbissima) stagione, dove tutta la premessa iniziale viene messa da parte (definitivamente?) a favore della romcom.