2 Novembre 2023

Grim Fandango

Grim Fandango

Genere: Avventura Grafica

Sviluppatore: LucasArts, Double Fine

Distributore: LucasArts, Double Fine

Piattaforme: Linux, Mac, Nintendo Switch, PC, PlayStation 4, PlayStation Network (Vita), Xbox One, iPad, iPhone, iPod

Data pubblicazione: 28 Ottobre 1998

Grim Fandango – Dove lo compri

Versione remastered

Recensione

Devo ringraziare il mio abbonamento GamePass se, passando in rassegna l’ampio catalogo, mi sono ritrovato davanti la versione remastered di Grim Fandango proprio nel periodo giusto, ovvero tra la fine Ottobre e i primi di Novembre, quando si ricordano i defunti.

Quale miglior momento per giocare l’ultima classica avventura grafica LucasArts che mi mancava, oltretutto nel 25esimo anniversario dalla sua prima uscita?

La nostalgia deve fare brutti scherzi, perché all’epoca l’ho sempre percepito come un titolo “non canonico” e quantomeno controverso, mentre andando ora a scandagliare il Web viene celebrato come Capolavoro senza senza e senza ma.

Rilasciato nel 1998, Grim Fandango segue The Dig (1995) nella timeline delle avventure grafiche della LucasArts, ma esce in un periodo in cui il genere è già in evidente crisi di popolarità (sorpassato dagli action-adventure alla Tomb Raider) e di evoluzione del gameplay. La stessa casa fondata da George Lucas aveva da tempo affiancato la produzione delle avventure a titoli di simulazione di volo spaziale e FPS associati al franchise di Star Wars.

Grim Fandango è la seconda opera dove Tim Schafer svolge il ruolo di capo-progetto. Con Ron Gilbert e Dave Grossman usciti da tempo dalla Lucas, Schafer era diventato il nuovo focus degli adventure game, genere di cui ha una visione più semplificata a livello d’interfaccia e più cinematica a livello di storytelling. Le cose non erano andate però troppo bene con Full Throttle (1995), un titolo che aveva ricevuto plausi universali per l’impatto visivo ma che aveva convinto meno per il gameplay, facendo poi storcere il naso a molti degli appassionati per l’eccessiva brevità.

Schafer non si scoraggiò affatto, anzi rilanciò con un progetto assai più ambizioso sotto ogni aspetto, da quello tecnico, al design, per non parlare della storia. Grim Fandango è un interessante merge della tradizione messicana relativa al Dia de Los Muertos con i temi e le ambientazioni del noir americano anni Quaranta. Il risultato è sorprendente soprattutto se pensate che si tratta di un soggetto del tutto originale ideato dallo stesso Schafer, che pesca a piene mani negli archetipi del genere, creando una serie di personaggi memorabili: il protagonista, Manny Calavera, il classico disilluso dai buoni sentimenti ma con scheletri nell’armadio, la femme fatale Mercedes Colomar, dall’animo buono ma che verrà temprata da dure prove; l’antagonista Domino Hurley, malvagio e corrotto come l’intera città di El Midollo, dove i morti transitano per raggiungere l’aldilà. E poi un cast di comprimari di altissimo livello (tra cui il mitico Glottis, che sembra uscito da un’opera di Steve Purcell come Sam & Max Hit the Road). Il salto di qualità nello screenplay è notevole, il cambio di tono rispetto alla comicità nerd e surreale dei classici titoli Lucas come Monkey Island o Maniac Mansion è drastico.

Grim Fandango è stato un gioco enorme, pieno di idee ambiziose e per realizzarle è stata sviluppato impianto tecnologico. Innanzitutto venne abbandonata la pixelart in favore di un 3D pre-renderizzato; cosa ancora più disruptive, venne abbandonato il leggendario SCUMM, a favore di un nuovo motore chiamato GrimE, in grado di renderizzare i personaggi “on the fly” e di visualizzare gli ambienti in modo “cinematografico”, con delle telecamere fisse. Di fatto non si trattava più di un’avventura “punta e clicca”, si controllava direttamente il personaggio con le frecce direzionali della tastiera e lo si doveva portare nei pressi dei luoghi e degli oggetti per poter dare il comando d’interazione.

La maggior parte dei giochi 3D del 1998 sono invecchiati male esteticamente, ma il modo in cui Grim Fandango è obsoleto non è particolarmente fastidioso. Esso sfrutta il basso numero di poligoni sui modelli dei personaggi, che in realtà lo favorisce a livello artistico dato che i personaggi sono pensati per ricordare rozze bambole di carta portate in vita. Inoltre, gli ambienti 3D pre-renderizzati (basati sui concept dell’incomparabile Peter Chan) sono essi stessi esempi di opere d’arte fantastiche e ispirate. Pur mantenendo una piacevole coerenza, il gioco copre un’interessante gamma di stili dall’art deco degli anni ’30 (El Midollo), all’immaginario azteco (la porta del Nono Mondo) e persino un po’ di Picasso (una breve, inquietante scena raffigurante la Terra dei vivi).

Sono in molti a considerare Grim Fandango uno dei migliori esempi di scrittura mai visti in un videogioco, e sono uno di quelli. I dialoghi in questo gioco ricordano i discorsi taglienti del noir. Gli stessi capitoli celebrano molti capolavori del genere: il primo capitolo ambientato a El Midollo fa il verso a La fiamma del peccato, mentre il secondo ambientato a Rubacava richiama decisamente le atmosfere di Casablanca. Ma non è solo ben scritto perché ha un senso del tempismo comico o una pletora di battute spiritose e battute intelligenti. Ha una storia incredibile, personaggi e archi che ti fanno davvero impazzire.

E allora perché lo ritengo un gioco “croce e delizia”? Perché il cambio d’interfaccia ha avuto svariati effetti nefasti. Innanzitutto la contro-intuitività di usare i tasti direzionali per muovere Manny, la lungaggine nell’esplorare gli enormi scenari (questo gioco è PIENO di schermate “di passaggio” dove non farete praticamente nulla), la scomodità di muoversi nelle stanze aspettando il corretto cambio di telecamera e la frustrazione nell’attendere che la testa del nostro protagonista si pieghi, così da farci capire che dove sta guardando c’è qualche oggetto con cui interagire. Grim Fandango ha tanto da esplorare (specialmente a Rubacava), ma spesso lo “nasconde” e ti lascia con l’atroce dubbio di aver fatto tutto quel che c’era da fare.

Poi c’è la questione dei puzzle, alcuni veramente ardui e soprattutto astrusi. Qui siamo ben oltre il “think out of the box” della gara degli sputi; spesso si tentano cose a caso sperando di riuscire, senza alcuna logica e conseguenzialità, anche perché l’amore per la cinematicità di Schafer ha generato dei mostri di gameplay, ovvero situazioni in cui dobbiamo compiere una determinata azione per innescare delle cutscene del tutto scollegate. Detto da chi ha sempre giocato avventure grafiche: difficilmente lo finirete senza qualche suggerimento.

In linea generale, quando si cita Grim Fandango si parla di avanguardia pura ed un unicum, a vari livelli: non è casuale che il genere delle avventure grafiche, sopravvissuto alla crisi e diventato di nicchia indie, non abbia ereditato praticamente nulla di quell’esperienza, in primis ripristinando il “punta e clicca”.

Trailer

Grim Fandango
Grim Fandango
Il Verdetto
"Grim Fandango" è stato un titolo rivoluzionario con una delle migliori sceneggiature di sempre, un'esperienza di gaming dolceamara a causa di un'interfaccia ed un puzzle design non sempre al servizio della storia.
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7.5

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